La metterò giù dura.
L’automobile,
se non la prima, è tra le principali fonti di inquinamento atmosferico, specialmente nelle aree
urbane, ed è quindi responsabile del diffondersi sempre più grave di malattie
di ogni tipo compreso tumori e cancro.
L’automobile
contribuisce da protagonista al dissesto idrogeologico ed al disastroso aumento
delle temperature globali non solo con l’emissione di gas clima-alteranti ma anche con la
progressiva e costante asfaltatura, cementificazione e quindi
impermeabilizzazione del territorio per fare posto a strade, svincoli,
parcheggi, rotatorie e simili.
L’automobile
non risolve i problemi della mobilità, soprattutto in ambito urbano, com’è dimostrato da innumerevoli
studi e statistiche. La velocità media rilevata in città è inferiore a quella
della bicicletta e spesso anche dello spostamento a piedi. Aumentare gli spazi
ad essa dedicati (strade, parcheggi, garage, ecc.) se all’inizio sembra
risolvere il problema della congestione del traffico, ben presto lo aggraverà perché
verranno nuovamente riempiti tutti quegli spazi e ne serviranno, inutilmente,
degli altri.
L’automobile
occupa prepotentemente gli spazi pubblici sottraendoli alla socialità e ad altre forme
sane di mobilità, deturpa luoghi storici e artistici del tutto inadatti alla
sua presenza. La stragrande percentuale del territorio urbano è concepita,
dedicata e riservata alle macchine, al loro transito o alla loro sosta.
L’automobile
uccide, più
del terrorismo, ovunque, ogni giorno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
stima un numero di morti nell’intero pianeta ogni anno di circa 1 milione e
duecentomila con i feriti che variano tra i 20 e i 50 milioni. Una carneficina
che viene generalmente considerata quasi un doveroso tributo al “progresso”(!?).
L’automobile
rovina le relazioni sociali, isola dall’ambiente circostante, rende aggressivi, maleducati
e noncuranti degli altri, soprattutto di chi a piedi o in bicicletta condivide
gli stessi spazi ma da posizioni di molta maggiore vulnerabilità.
L’automobile
nuoce gravemente ai bambini che non hanno più spazi per giocare in strada ed anzi sempre di
più sono costretti dai genitori, per motivi di sicurezza, a non uscire a piedi
o in bici e per questo vengono scarrozzati da un posto all’altro con la
macchina, peggiorando così ulteriormente la situazione. Gli
ammassi di automobili in moto davanti all’uscita delle scuole sono uno
spettacolo raccapricciante.
L’automobile,
oltre alle gravi patologie che diffonde, alimenta sedentarietà e mancanza di
movimento,
aumentando di conseguenza tutta un’altra serie di problemi fisici (aumento di
peso, mal di schiena, mancanza di ossigenazione, ecc.).
L’automobile,
con la propaganda asfissiante in favore del suo “modello di stile di vita” (bombardamento continuo di
spot in tv, alla radio, sulla stampa) deforma
il nostro modo di pensare portandoci a ragionare come se fossimo costantemente
alla guida e sempre in ossequio a chi lo sta facendo, come quando ringraziamo l’automobilista
che ci fa passare sulle strisce pedonali senza ficcarci sotto, bontà sua.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma quanto esposto
basta e avanza per indurci a cambiare radicalmente strada, ad abbandonare un modello che giorno dopo
giorno si dimostra fallimentare sotto tutti i punti di vista e ad
indirizzarci verso altre forme di mobilità e di socialità che recuperino non
solo la vera essenza della persona umana ma che dimostrano di essere molto più
utili allo scopo di muoversi in sicurezza, tranquillità ed efficienza.
Ma siccome
quest’uso smodato e inutile dell’auto è un fatto prevalentemente privato,
ognuno di noi può, ma ormai deve, fare subito qualcosa per risolvere il
problema, fermandosi un attimo a fare prima un esame di coscienza e poi
cominciando a limitare in modo drastico il ricorso a questo mezzo in favore di
forme di mobilità alternative.
Si può iniziare con una bella camminata per andare
in centro o al lavoro, se la distanza non eccessiva lo permette (ma vedrete che
la stessa cognizione di “eccessivo” varierà con la pratica), o si può rimettere
a posto la vecchia bicicletta e piano piano la novità diventerà consuetudine
con un sicuro aumento del benessere personale e collettivo.
Poi certo occorrerà
la sempre maggiore collaborazione dell’Amministrazione
Comunale che dovremo pretendere per sostenere, potenziare e incentivare le
forme di trasporto pubblico, collettivo o condiviso e per accrescere gli spazi
dedicati esclusivamente a pedoni e bici.
Ci siamo mobilitati in decine di miglialia in questi
anni contro le più svariate forme di inquinamento che ci venivano inflitte dall’alto
o dall’esterno, un caso per tutti la battaglia per impedire “Ombrina Mare”, e
non facciamo niente per ostacolare un quotidiano attacco alla salute di cui
siamo noi stessi corresponsabili? Pozzi, trivelle e guerre per il petrolio si fanno
anche e soprattutto per riempire i nostri serbatoi.
Il percorso, lo so, non è per niente facile perché si
scontra con pressioni, abitudini, interessi e formazioni mentali consolidate
nei decenni, ma oggi più che mai è diventato una “deviazione obbligatoria” che
dobbiamo imboccare per evitare il crash finale.
Buon viaggio a tutti noi.
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