domenica 22 maggio 2016

“DEVIAZIONE OBBLIGATORIA”: FERMARE L’AUTO PRIMA DEL CRASH FINALE.



La metterò giù dura.

L’automobile, se non la prima, è tra le principali fonti di inquinamento atmosferico, specialmente nelle aree urbane, ed è quindi responsabile del diffondersi sempre più grave di malattie di ogni tipo compreso tumori e cancro.

L’automobile contribuisce da protagonista al dissesto idrogeologico ed al disastroso aumento delle temperature globali non solo con l’emissione di gas clima-alteranti ma anche con la progressiva e costante asfaltatura, cementificazione e quindi impermeabilizzazione del territorio per fare posto a strade, svincoli, parcheggi, rotatorie e simili.

L’automobile non risolve i problemi della mobilità, soprattutto in ambito urbano, com’è dimostrato da innumerevoli studi e statistiche. La velocità media rilevata in città è inferiore a quella della bicicletta e spesso anche dello spostamento a piedi. Aumentare gli spazi ad essa dedicati (strade, parcheggi, garage, ecc.) se all’inizio sembra risolvere il problema della congestione del traffico, ben presto lo aggraverà perché verranno nuovamente riempiti tutti quegli spazi e ne serviranno, inutilmente, degli altri.

L’automobile occupa prepotentemente gli spazi pubblici sottraendoli alla socialità e ad altre forme sane di mobilità, deturpa luoghi storici e artistici del tutto inadatti alla sua presenza. La stragrande percentuale del territorio urbano è concepita, dedicata e riservata alle macchine, al loro transito o alla loro sosta.

L’automobile uccide, più del terrorismo, ovunque, ogni giorno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima un numero di morti nell’intero pianeta ogni anno di circa 1 milione e duecentomila con i feriti che variano tra i 20 e i 50 milioni. Una carneficina che viene generalmente considerata quasi un doveroso tributo al “progresso”(!?).

L’automobile rovina le relazioni sociali, isola dall’ambiente circostante, rende aggressivi, maleducati e noncuranti degli altri, soprattutto di chi a piedi o in bicicletta condivide gli stessi spazi ma da posizioni di molta maggiore vulnerabilità.

L’automobile nuoce gravemente ai bambini che non hanno più spazi per giocare in strada ed anzi sempre di più sono costretti dai genitori, per motivi di sicurezza, a non uscire a piedi o in bici e per questo vengono scarrozzati da un posto all’altro con la macchina, peggiorando così ulteriormente la situazione. Gli ammassi di automobili in moto davanti all’uscita delle scuole sono uno spettacolo raccapricciante.

L’automobile, oltre alle gravi patologie che diffonde, alimenta sedentarietà e mancanza di movimento, aumentando di conseguenza tutta un’altra serie di problemi fisici (aumento di peso, mal di schiena, mancanza di ossigenazione, ecc.).

L’automobile, con la propaganda asfissiante in favore del suo “modello di stile di vita” (bombardamento continuo di spot in tv, alla radio, sulla stampa) deforma il nostro modo di pensare portandoci a ragionare come se fossimo costantemente alla guida e sempre in ossequio a chi lo sta facendo, come quando ringraziamo l’automobilista che ci fa passare sulle strisce pedonali senza ficcarci sotto, bontà sua.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma quanto esposto basta e avanza per indurci a cambiare radicalmente strada, ad abbandonare un modello che giorno dopo giorno si dimostra fallimentare sotto tutti i punti di vista e ad indirizzarci verso altre forme di mobilità e di socialità che recuperino non solo la vera essenza della persona umana ma che dimostrano di essere molto più utili allo scopo di muoversi in sicurezza, tranquillità ed efficienza.

Ma siccome quest’uso smodato e inutile dell’auto è un fatto prevalentemente privato, ognuno di noi può, ma ormai deve, fare subito qualcosa per risolvere il problema, fermandosi un attimo a fare prima un esame di coscienza e poi cominciando a limitare in modo drastico il ricorso a questo mezzo in favore di forme di mobilità alternative.

Si può iniziare con una bella camminata per andare in centro o al lavoro, se la distanza non eccessiva lo permette (ma vedrete che la stessa cognizione di “eccessivo” varierà con la pratica), o si può rimettere a posto la vecchia bicicletta e piano piano la novità diventerà consuetudine con un sicuro aumento del benessere personale e collettivo.

Poi certo occorrerà la sempre maggiore collaborazione dell’Amministrazione Comunale che dovremo pretendere per sostenere, potenziare e incentivare le forme di trasporto pubblico, collettivo o condiviso e per accrescere gli spazi dedicati esclusivamente a pedoni e bici.

Ci siamo mobilitati in decine di miglialia in questi anni contro le più svariate forme di inquinamento che ci venivano inflitte dall’alto o dall’esterno, un caso per tutti la battaglia per impedire “Ombrina Mare”, e non facciamo niente per ostacolare un quotidiano attacco alla salute di cui siamo noi stessi corresponsabili? Pozzi, trivelle e guerre per il petrolio si fanno anche e soprattutto per riempire i nostri serbatoi.

Il percorso, lo so, non è per niente facile perché si scontra con pressioni, abitudini, interessi e formazioni mentali consolidate nei decenni, ma oggi più che mai è diventato una “deviazione obbligatoria” che dobbiamo imboccare per evitare il crash finale.

Buon viaggio a tutti noi.





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